ABSTRACT

«P[er] questo hò l’onore di carteggiare con nove P[ri]n[ci]pi d’Al-tezza, e girano le mie lettere p[er] tutta l’Europa». L’orgogliosa affermazione di Vivaldi, contenuta nella celebre missiva a Guido Bentivoglio che Michael Talbot opportunamente definisce «apologia pro vita sua», 1 desta da sempre nei biografi del compositore golosità e insieme frustrazione. Della produzione epistolare di Vivaldi, la quale dovette certo essere imponente sia per volume che per diffusione geografica, non conosciamo se non una piccola frazione: 23 documenti in tutto, di cui 14 relativi ai suoi rapporti d’affari con la famiglia ferrarese dei Bentivoglio (lo stesso Guido e suo padre Luigi), in ultima analisi un episodio relativamente minore e marginale della sua attività imprenditoriale. Molto resta sicuramente da scoprire, né sembra azzardato ritenere che una ricostruzione anche parziale della mailing-list vivaldiana potrebbe indicare nuove direzioni alla ricerca d’archivio. Particolarmente fruttuosa appare poi la traccia relativa ai corrispondenti di ran-go principesco, i cui carteggi tendono per owie ragioni storiche a conservarsi meglio di quelli dei comuni mortali.