ABSTRACT

Esiste un luogo, in Siena, chiamato vicolo dell’Oro, già piazza San Giusto. Al posto dell’omonima chiesa, demolita nel 1936, sorge oggi un loggiato che conserva la memoria del luogo che fu. Vi troviamo un altare in marmo, qualche icona sacra, e cinque mascherine teatrali dalle fattezze inequivocabilmente comiche (Fig. 3.1). Il toponimo San Giusto è ben noto agli studiosi delle commedie degli Intronati: lo ritroviamo nei Prigioni, adattamento dei Captivi di Plauto, per cui San Giusto sembra fare da sfondo;1 e nell’Alessandro, dove si parla di San Giusto come della sede degli Intronati.2 Tuttavia, nessuno tra coloro che si sono occupati di teatro senese è riuscito a ricollegare il toponimo San Giusto a quella che era la sua realtà fisica; e nessuno, tra gli studiosi di cose senesi, ha, nonché ricollegato le mascherine all’attività teatrale che si svolse in quei luoghi, semplicemente notato la loro presenza.3 Come se la république des lettres dell’accademia non rinviasse ad altra materialità che quella del libro; come se essa fosse svincolata da un territorio nel quale e per il quale essa si trovò a agire, accompagnando le sorti della repubblica dal 1525, anno che segna non solo la nascita degli Intronati, ma del fenomeno delle accademie tout court — poiché sono gli Intronati che per primi si riuniscono codificando in quell’anno un regolamento — fino al 1555, quando la repubblica di Siena capitola davanti a Firenze.4