ABSTRACT

L’otto febbraio 1934 André Gide scriveva che un virtuoso può giungere a suonare bene Bach, ma non Chopin, perché questi richiede una comprensione tutta particolare che non fa parte del bagaglio professionale dell’interprete comune; i pianisti — continuava il sensi-bile scrittore — si buttano a capofitto su Chopin, come gente sicura del fatto suo, ma proprio così gli tolgono il dubbio, la sorpresa, l’in-certezza che ne formano il fascino. 1