ABSTRACT

Nui partimo dal Chayro, e caminamo per barcha su per lo Nylo, contra aqua, sempre andando cum la vela giorni trenta; poi arivamo ad una villa del Soldan del Chayro, chiamata Nachada, e pagamo uno ducato per uno de nol[li?]to. Et ivi stemo uno mese continuo, perche le strade non erano secure. Partendose deli pasamo el Nyllo da la parte orientale, e caminamo tuto quel giorno. La sera arivamo ad una villa chiamata Acherman, et ivi tolemo a vietura tre gamelli per cavalcare, e portar la victuaria per fino allo Chosairo, per ducati sete; al qual loco andamo in giorni quatro. Questo Chosairo è alla ripa del Mare Indico. E quel medesimo giorno partimo cum nave et navigamo per lo dito Mare Indico con vento prospero, giorni trenta cinque, facendo miglia cinquanta al giorno, vel circha; e, secundo la usanza, pagamo ducati tre de nollo per uno, e mezzo sacho de farina tra tutti. Et infine arivamo ad Seuachem, la qual è una villa sopra una insula, apresso terra ferma, mezo miglio, in la quale habitano Arrabi. Al Signor de la quale demo per usanza uno tapeto et uno bronusso, e cinque pece de sapone. Da questa insula sino ad Achanon se po’ andar per mare distante miglia cinquecento. La qual cita è del Preteiane, molto mercantesca, e fra questo spatio se trovano moite insule, maxime una chiamata Alech, in la quale se pescano le matre perne; la qual è de Saraceni, tarnen l’è reconmandata [sic] al Preteiane. E similiter unaltra che ha molto bestiame chiamata Dassi. Dala quale non trovando pasagio per mare, passamo sula terra ferma, e compramo doi gamelli per ducati octo, e cum bona guida andamo ad una villa chiamata Menna. Habitata da Mori, niente di meno, è subiecta al Soldan de Semachi. E nota che tuti le signori in quel paese se chiamano Soldani, id est, Signori. Dala qual andamo ad unaltra infra montagne, habitata da Saraceni et Abassini. E li stemo quindece giorni, per non trovar compagnia sufficiente, che passasse interra degli Abassini. Da poi partimo ben accompagnati e caminamo giorni quindece, portando cum nui melega per mangiare, per essere deserto tuto quel camino. Finalmente mezi morti arivamo ad una villa chiamata Maria, alli confini del paese del Preteiane, et ivi ne reposamo tre giorni. Da poi partimo e caminamo giorni sete et arivamo ad un Signor de Abassini chiamato Syonsirave, el qual ce accepto in casa sua, e donoce vache e castroni cum lo qual stemo tre giorni. Dapo ne fece accompagnare octo giornate, quanto teniva el suo dominio, facendoce far le spese per tute le ville, dove arivamo, habundantemente. E conduto chel ne hebe ad un altro Signore chiamato Aschadi, ritorno arieto la guida predicta. E questo Signore ce fece el simele al primo. Da poi ne partimo senza guida, e caminando tre di continui arivamo ad una villa de un abassino che havevamo in nostra compagnia. E li se ripossamo tre giorni. Ne per tuto questo viagio trovamo vino da bere, ma solum aqua mellata e cervosa facta de formento e melega. Da poi ne partimo e caminamo giorni quindece sempre dormendo la nocte a lozamenti conpetenti, finalmente pervenimo ad un gran Signore abassino chiamato Tegrimacona, al qual non se apresentamo, et ivi stemo doi giorni. Partendone dal dito loco, caminamo giorni sete et arivamo ad una grande villa chiamata Fendum. Da poi partimo la marina sequente e caminamo giorni quatro et arivamo ad una villa chiamata Reeldete, et ivi stemo doi giorni. Da la quale partendone, andamo ad una grande villa chiamata Vaansol, in cinque giornate, et ivi vendemo H gambelli, si per la stancheza, e si etiam per le grande pioge, per le quale li gameli sono inpediti a caminare, e compramo doe muli per ducati quindece. Partendoce inde caminamo giorni dodece et andamo sino alla chiesia dello Re. In la qual de quelli di era stato sepellito. In la qual vedemo uno grando et ornato organo facto alla taliana, et fossimo tuti stupefati. De li partendoce andamo ad una villa, lontana una giornata chiamata Chiapheg, et ivi stemo giorni trenta, per non poter passar lo Nillo, per la grande inundantia del aque piovane e mali tempi che usava. Pasato che havemo lo fiume caminamo giorni diece et arrivamo alla corte dello Re magno Preteiane. La qual era in un loco chiamato Barar. In la qual corte trovamo diece taliani, homini de bona reputatione, zioe: miser Gabriel napolitano, miser Iacomo di garzoni venetiano, miser Pietro da monte de Venetia, miser philyppo Brogognon, miser Consalvo Cathalano, miser Ioane da Fiesco zenovese, miser lyas da Barutho, el qual ando cum lettere papale. Tuti questi erano stati li anni vinticinque. Ma del mile quatrocento otanta vi sono andati miser Zuan darduino, nepote de Nicolo da le carte, venitiano e mio caro compagno, homo integro de ogni bon costumo, Cola di rosi romano, el qual si muto el nome in Zorzi, Mathio de piamonte, Nicolo mantovano, miser Nicolo branchalion, venetiano, frate Ioane predicto de Calabria e Batista da Imola. Adimandai io questi homini, che vi erano andati a fare in quel stranio paese? Me risposero e dissero, che lor intention era di trovar zoye e pietre preciose. Ma poi che quel Re non li lassava ritornar stavano tuti malcontenti, per ben che da lo Re fossero tuti secundo el grado de ziascuno ben premiati e provisionati. E molto li piaceva lor conversatione politica et civile. Poi lo dimandai de la conditione de quel paese e soi habitatori. Diseme che lor case et habitatione sono facte de chanuze linite de luto dentro e de fori. Et in dito quel paese non si trova veruna casa de muro lavorata, ni altre habitatione; excepto che ogni Re, quando e creato, fabrica una chiese dove deve essere sepellito. El suo thesoro tiene lo Re in grote cum bona guardia. Quelo paese ha oro infinito: poco grano e senza vino. Carne assai, populo infinito; gente bruta; ruza e senza ingegno. Non hano arme da combatere, le sagete e lanze fano de cane. Lo Re non andavia in campo ad combatere cum meno de duecentomilia persone o trecentomilia. Ogni anno combate per la fede. Non paga verum che va in campo, ma li fa le spese di bocha e fa li exempti questi combatenti de ogni angaria regale. E tuti questi combatenti sono ellecti, descripti e chatherizati sulo brazo del signo regale cum fuoco. Non veste veruno pani de lana perche non hano, ma de lino. Tuti si homeni como femine vano nudi dal lombilico insu, e vano scalzi; sempre sono pieni de pedochii. Gente pusilanima e de poca forza e faticha, ma superbi. Sono zelanti de la fede e ferventi de spirito, sopra tuti li altri christiani. Molte altre cosse me disse le qual non pongo per non esser tedioso alli legenti. Et anche per ritornar alla prima nostra intentione dele indulgentie e cosse spirituale.